La voce delle ossa (VINTAGE) by Kathy Reichs

La voce delle ossa (VINTAGE) by Kathy Reichs

autore:Kathy Reichs [Reichs, Kathy]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858642610
Google: vCz_A3ISehQC
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-06-09T03:11:10+00:00


19.

I miei piedi persero la presa. Atterrai con i gomiti e le ginocchia.

Tentacoli invisibili diedero uno strattone, trascinandomi all’indietro sul fango, poi sulle rocce. Il volto mi affondò nel pantano.

Acqua fetida mi riempì gli occhi, il naso, la bocca. Non potevo respirare, né vedere.

Terrorizzata, artigliai l’aria in cerca di un appiglio. Trovai la sponda del laghetto e provai a issarmi con entrambe le mani.

Strisciai con il torace in quella melma piena di cose che non volevo immaginare. La testa affiorò.

Boccheggiando, ancora accecata, tentai di raggiungere il prato da cui ero caduta. Avvertii una resistenza, una forte stretta alle caviglie.

La mia mente annaspava in cerca di una spiegazione, quando i piedi mi partirono verso l’alto. La colonna vertebrale andò in iperflessione, comprimendo le vertebre lombari e spedendo dardi dolorosi dritti al cervello.

Il mio corpo arretrò a sobbalzi, allontanandosi dalla casa. Persi la presa. Il mento mi urtò contro le rocce e poi la testa fu di nuovo sott’acqua, seguita dalle braccia; le dita artigliavano senza successo la plastica viscida di fango.

Come un pesce attaccato alla lenza, mi sentii trascinare fuori dallo stagno per i piedi e depositare sull’erba.

Con il cuore che mi martellava nel petto, mi sollevai sugli avambracci, affamata d’aria e desiderosa di capire cosa era accaduto.

Un nuovo strappo in su dei piedi mi inchiodò al suolo.

Tentai di girarmi.

La suola di uno scarpone tra le scapole mi rimandò pancia a terra, bloccandomi sull’erba gelida e fangosa.

«Cosa crede di fare?» Benché acuta, la voce era maschile e decisamente non amichevole.

«Cercavo una persona» rantolai.

«Chi?»

«Annaliese Ruben.» Nessuna risposta.

«Pensavo fosse in casa.» Con voce rotta: il polso galoppava ancora e la respirazione non si era regolarizzata.

Silenzio.

«Ho informazioni importanti per lei.» Con la coda dell’occhio coglievo una scura silhouette incombere sopra di me.

«Devo trovarla.»

«E lei cerca la gente spiando dalla finestra?»

«Stavo provando a…»

«È una pervertita?»

«Cosa?»

«Spia la gente a culo nudo?»

«No! Tentavo solo di capire se l’indirizzo era quello giusto.»

«Non le è venuto in mente di bussare?» Impossibile ribattere.

«Non volevo fare niente di male.»

«Chi mi dice che non aveva intenzione di ripulire questo posto?»

«Le sembro una ladra?»

«Ci va piuttosto vicina.» Benché non potessi vederlo in volto, sentivo il suo sguardo torvo su di me.

«Mi sta facendo male.» Un istante, poi la pressione tra le scapole sparì. Udii un fruscio di nylon, quindi la sagoma scomparve dal mio campo visivo periferico.

Mi girai a pancia in su, e con dita tremanti, mi scostai ciocche infangate dagli occhi, poi alzai lo sguardo.

Il mio aggressore era di statura media, muscoloso sotto i jeans e la giacca a vento blu. La pelle aveva il colore del legno di noce, gli occhi quello del caffè vecchio di un giorno, i capelli ingellati formavano un lucido casco.

Notai le mani screpolate e coriacee. Nella sinistra stringeva un affare di corda con un cappio a un’estremità e tre funicelle dall’altra. Queste terminavano con i pezzi d’osso dal taglio obliquo stretti intorno alle mie caviglie.

«Bel kipooyaq.»

«Parla un po’ di inuit. Sono molto colpito.»

«Questa era facile.» Certo! Avevo dovuto riesumarla da un corso di archeologia circumpolare seguito all’università.



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